Cento anni fa la sconfitta di Caporetto. L'Italia insanguinata trovò la forza di resistere e respingere l'esercito austro-tedesco

di Rosanna Pilolli 23/10/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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Nell’autunno 1917 la guerra iniziata quattro anni prima non sembra  finire più. L’esercito italiano combatte a denti stretti, a corpo a corpo in una condizione difficile. Il comandante in capo è Luigi Cadorna detto il “ Generalissimo”. Non era amato di soldati e su di lui fiorivano terzine e quartine e terzine non sempre benevole.” Il generale Cadorna mangiava le bistecche e ai poveri soldati da’ castagne e fichi secchi”.  La sua tattica non proprio adeguata alla situazione era totalmente offensiva con l’utilizzo di ingenti truppe mandate sull’obiettivo spesso inutile. Infatti le prime 4 offensive scatenate da lui sul fiume Isonzo non portarono alcun risultato ma soltanto una montagna di morti in tutti e due gli eserciti.  Il fiume Isonzo era imbottito sempre più di cadaveri: “la meglio gioventù che la va  sotterra”. Durante il primo giorno (la battaglia durò due giorni) persero la vita tra morti, feriti  40.000 nostri  soldati, 300.000 prigionieri e altrettanti sbandati.

 La disfatta di Caporetto vede la luce alle due del mattino del 24 ottobre 1917 ed è subito situazione disperata dopo i bombardamenti degli austro tedeschi prima a gas e poi ad artiglieria.  Dappertutto è polvere, distruzione e sangue. Migliaia di soldati, per sottrarsi agli effetti dei gas, tentano di attraversare il fiume privo di ponti mentre le armate nemiche li inseguono su entrambe le rive.  Il combattimento rappresenta quindi la più grave disfatta del Regio Esercito italiano e il termine “Caporetto” viene tuttora utilizzato come sinonimo di sconfitta disastrosa. Non fu soltanto una disfatta ma una vera e propria rotta che portò alla sostituzione di Luigi Cadorna con Armando Diaz, il generale della vittoria sul Piave. Del resto Cadorna uomo tutto di un pezzo, contraddittorio, egocentrico che non era ben visto dal Re Vittorio Emanuele III, aveva tentato di nascondere i suoi gravi errori tattici imputando la responsabilità della sconfitta alle presunte viltà di alcuni reparti  con il famoso comunicato: “La mancata resistenza dei reparti della seconda  Armata vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico….”

In tanto a Roma cambiava il governo con la nomina a Presidente del Consiglio di Vittorio Emanuele Orlando al quale i deputati socialisti chiesero che venisse restituito l’onore ad un esercito che aveva combattuto duramente nel freddo, nella fame e nella logorante solitudine delle trincee e a quei soldati e ufficiali  che avevano perduto la vita. Il che avvenne. Armando Diaz era di  tutt’altro carattere rispetto a Cadorna. Riorganizzò un esercito sfiancato al quale dette una motivazione e un riconoscimento umano. I soldati ebbero una vita migliore, cibo migliore per sentirsi parte della comunità Italia. Si chiamarono alle armi i ragazzi nati nel 1899 accolti da Diaz con le parole” Hanno avuto il battesimo di fuoco. Il loro contegno è stato magnifico” E dal parlamento il Presidente del Consiglio tuonava :”Resistere, resistere, resistere”.

Erano giunti i soldati del sud che “lavarono con il sangue le pietraie del Carso”in quella guerra spaventosa. Erano contadini, braccianti, artigiani che morirono per una Patria che non li aveva mai riconosciuti come suoi figli affrontando il terrore, la morte e scrivendo pagine di eroismo e di accusa. L’esercito dei “cafoni” Fu infatti il Piave e la Vittoria

La prima guerra mondiale ebbe il prezzo per l’Italia di 615.000 morti, 947 feriti, 600.000 prigionieri e dispersi. Gli alleati persero circa 6 milioni.288 uomini Mentre gli austro tedeschi mancarono di 143 milioni. Complessivamente persero la vita dai 15 ai 17 milioni di uomini.

 Il costo della Grande guerra n termini finanziari e’ stato di 1.195 miliardi e 100 milioni di franchi-oro.


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